Page 8 - Premio Ezio Bosso 2022
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Premio di esecuzione pianistica “Ezio Bosso, una vita per la musica”



            La vita di Ezio Bosso cambia nel 2011.
            Prima una grave neoplasia, poi la patologia neurodegenerativa che in
            breve  lo  porterà  sulla  sedia  a  rotelle,  un  evento  che  tuttavia  segna
            l’inizio  di  una  evoluzione  della  sua  vita  artistica,  ponendolo
            all’attenzione del grande pubblico.
            Ezio non si è mai arreso. Nonostante tutte le difficoltà e le avversità
            della  malattia,  ha  continuato  a  suonare,  comporre  e  dirigere  dimo-
            strando  un  coraggio  e  una  determinazione  che  hanno  coinvolto  e
            commosso l’Italia intera. La musica, la sua passione più grande, la
            sua ragione di vita, lo spinge a sfide sempre maggiori a trasformare
            ogni sconfitta del corpo in una rinascita dell’anima.
            – Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini
            con disabilità che non si vedono – dirà in un’intervista. – Ho smesso
            di domandarmi perché. Ogni problema è un’opportunità.

            Alla sua attività di pianista alterna quella di direttore d’orchestra, alla
            guida dell’organico della Fenice di Venezia e del Comunale di Bolo-
            gna. Nonostante il fisico già molto provato, eppure indomito, appena
            veniva issato dalla sua carrozzina al predellino del direttore, Ezio si
            trasformava.  Alzava  la  bacchetta  e  “accendeva  la  musica”  dando
            davvero tutto se stesso. Assistere a un suo concerto era un’esperienza
            straordinaria  perché  straordinario  e  immenso  era  l’amore  che  tra-
            smetteva ai suoi musicisti e al suo pubblico, senza concedersi pause,
            senza mai accontentarsi, senza smettere anche quando era esausto.
            Il Maestro si sentiva vivo perché faceva musica.

            Il lockdown imposto dal Coronavirus gli è stato fatale. Ancora una
            volta ha cercato di reagire, si è impegnato nello studio di partiture, si
            è appassionato alla lettura di libri di storia. Ma la linfa per lui salvifi-
            ca, il fare musica con gli altri e per gli altri, gli mancava.
            – I miei orchestrali sono i miei fratelli, i miei figli – diceva. – Ci sen-
            tiamo molto spesso ma non è lo stesso.
            Non smetteva mai di pensare al futuro. Aveva in mente tanti progetti
            importanti, nuovi modi di esibirsi in pubblico  nel rispetto delle di-
            stanze,  anche  se  il  suo  desiderio  più  grande  era  sentire  il  calore
            dell’abbraccio dei suoi amici, dei suoi musicisti.



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